lunes, 15 de noviembre de 2010

la ley 379/2000 de ciudadania no cumplida en mi caso

RECONSTRUCCIÓN DE CIUDADANÍA SEGÚN LA LEY 379/2000 - VENCIMIENTO
13/08/2010 - Como indicamos en el número 48 de nuestra newsletter Italia@Rosario (enero de 2010), el día 19 de diciembre de 2010 vencerá el plazo de acogimiento a la Ley 379/2000 que reconoce la posibilidad de la ciudadanía italiana a los descendientes de personas nacidas y/o residentes en los ex territorios del Imperio Austrohúngaro. Transcurrido ese plazo, no habrá más posibilidades de gestionar el reconocimiento de la ciudadanía italiana para sus descendientes. Por lo tanto, a quienes se deban valer de los beneficios de esta Ley para proceder a la reconstrucción de su ciudadanía, les rogamos ponerse en contacto con la oficina de Ciudadanía para solicitar una cita en vistas de la firma de la declaración de acogimiento correspondiente. - ¿Cómo sé si mi ascendiente nació o vivió en territorios del Imperio Austrohúngaro? En líneas generales se deben tener en cuenta 3 datos: el lugar de nacimiento, la fecha de nacimiento y la fecha de emigración del mismo. Sin esos datos no es posible analizar el caso. - ¿Qué territorios pertenecían a dicho imperio y quedan enmarcados en la Ley 379? Todas las Comunas de las actuales provincias de Trento, Bolzano, Trieste, Gorizia, algunas Comunas de la provincia de Udine y Belluno (en estos últimos dos casos se debe consultar a la oficina Ciudadanía) y los ex territorios italianos de las provincias de Trieste, Gorizia, Pola, Fiume y Zara (por los que también se aconseja consultar). - ¿Qué fechas debo tener en cuenta y por qué? Si el ascendiente nació en estos territorios y emigró de los mismos entre el 25.12.1867 (fecha de constitución del Imperio Austrohúngaro) y el 16.07.1920 (fecha de eficacia internacional del Tratado de Saint-Germaine), el reconocimiento de ciudadanía debe producirse en el marco de la Ley 379, es decir, cada interesado mayor de 18 años deberá ponerse en contacto con el Consulado General para solicitar información al respecto o para solicitar una cita. En cambio, si nació y/o emigró después del 16.07.1920, el reconocimiento de ciudadanía se produce a través de la Ley 91/92, es decir, la ley con la que habitualmente se reconoce la ciudadanía Jure sanguinis. - Si tengo dudas, ¿dónde puedo consultar? Ante cualquier duda, se debe consultar escribiendo a cittadinanza.rosario@esteri.it. Es importante contar con datos precisos, ya que mínimas diferencias en el lugar de nacimiento o en la fecha de emigración son determinantes a la hora del encuadre normativo del reconocimiento. ES MUY IMPORTANTE tener en cuenta que por más que se posea un “turno” para la reconstrucción de la ciudadanía, si el ascendiente italiano transmite la ciudadanía italiana según los términos de la Ley 379, después del 19 de diciembre de 2010 no será posible acogerse a la misma.

lunes, 18 de octubre de 2010

giuseppe passerini amigo giuseppe guadagnini


Q
estotrentino pubblicò 25 anni fa, nel dicembre del 1983, "Il soldato dell’imperatore", un fumetto disegnato splendidamente da Pierluigi Negriolli, su testi di Dogheria e Paris. Protagonista, e autore primo del racconto, Augusto Gaddo di Sardagna, che della sua esperienza nella Grande Guerra aveva scritto una memoria autobiografica vivacissima: un piccolo capolavoro di scrittura popolare che a differenza di molti testi analoghi non ha avuto ancora quel pieno riconoscimento che deriva da un’edizione integrale.


Il fumetto storico di QT tratto dal diario di guerra di Augusto Gaddo (sotto).


Le pagine di Gaddo sono entrate peraltro in molte narrazioni della guerra: tra quelle che ricordo spiccano il memorabile spettacolo di Marco Baliani, "Come gocce di una fiumana"; il recente e non meno suggestivo "Ma invece il mio cuore" della Compagnia di Lizzana; i libri di Lucio Fabi, studioso in particolare del fronte del Carso, sul quale Gaddo combatteva dall’altra parte, o meglio cercava di scampare la morte rannicchiato in questa o in quella cavità del terreno. Perché il nostro soldato dell’imperatore si racconta come un antieroe. Vanta un’abilità incredibile nell’imboscarsi nel vivo della battaglia; la sua è una guerra parallela la cui regola sta nel non coincidere mai con quella degli scontri col nemico.

La sua morale è la stessa del protagonista del cinquecentesco Parlamento de Ruzante che iera vegnù de campo: "chi sa difendere la so vita, quel sea valent’omo". Proprio come il personaggio ruzantiano, alla guerra e ai suoi disastri non riesce davvero a sfuggire: sbattuto dalla Galizia al Carso, dal Carso alla Volinia, è già tanto se riesce a portare a casa la pelle. La diserzione la medita, ma non riesce concretamente a praticarla. Sopravissuto al tifo, viene accusato dal medico militare di essere un simulatore. "Quante maledizioni diedi, a quei tedeschi, dicevo destriga o Dio l’Austriaco regno, destriga Dio quel becco imperator, (…) destriga o Dio questo Guerno Tirano, si dai botte e dalle seche che non resta più niente".

Al suo capovolgimento derisorio del "Serbi Dio" penso ogni volta che vedo riproporre lo stereotipo del soldato trentino obbediente, fedele, rassegnato, umilmente eroico. Forse nemmeno i più lealisti tra quei soldati rientrano perfettamente in quell’immaginetta, buona tutt’al più come facsimile per i necrologi ufficiali. Eppure essa torna a circolare, a dispetto di ormai tre decenni di studi tesi a scavare nella complessità dell’esperienza dell’uomo in guerra, in particolare in quella guerra, alla luce degli scritti autobiografici e delle altre testimonianze dei protagonisti. giuseppe passerini fue mi padre

Il tipo antieroico alla Gaddo rappresenta solo una parte, non sappiamo quanto piccola. Uscendo dal microcosmo trentino tirolese, ma restando dentro il plurinazione universo della vecchia Austria, ci imbattiamo nella sua geniale incarnazione letteraria, il buon soldato Sc’veik del romanzo di Hašek. Ma poi, tra i nostri cinquantacinque o sessantamila che siano, chi può dire quanti fecero davvero la scelta estrema di disertare? Sono diventate quasi classiche le annotazioni fulminee del diario di Giuseppe Passerini: "15 giugno 1916 -ore 9- l’artiglieria russa riprende il fuoco ore 12 saluto Graf. ‘Io resterò’ dico ‘buona fortuna’ mi risponde. Ore 16.15 si ordina la ritirata - mi fermo in una trincea parallela cento m. più indietro di quella abbandonata. - Sparo. Ore 16.30 - stringo la mano al primo soldato russo, è un giovanetto siberiano. La partita con l’Austria è liquidata".

Come distinguere, tra le decine di migliaia di prigionieri, chi è stato preso e chi si è lasciato prendere, se non sulla base delle tracce autobiografiche? E la gioia di chi è levato dalla mischia mortale da ferite provvidenziali, quale storico potrà quantificarla?

La tiritera dei bravi soldati

Arresto a fatica il flusso delle citazioni che premono. Chi vuol entrare direttamente nel vivo di questa esperienza collettiva ha a disposizione una corposa saggistica, i dieci volumi della collana "Scritture di guerra" (edita dai musei storici di Trento e Rovereto) e ora un libro che sintetizza magistralmente trent’anni di ricerche, "I dimenticati della Grande Guerra" di Quinto Antonelli .

Qui rimane solo lo spazio per qualche domanda polemica. A ripetere la tiritera dei bravi soldati obbedienti (forse tantissimi, ma si tratta di leggere dentro l’apparente uniformità di quella obbedienza) è in primo luogo chi nutre una sensibilità che possiamo chiamare trentino-tirolese. Legame affettivo con l’antica appartenenza alla monarchia au., mitizzazione dei valori tradizionali della Heimat tirolese, visione organica e conservativa della comunità sono alcuni dei tratti di questa sensibilità, che si mescolano ad altri più aperti alla modernità (autonomismo democratico, europeismo). Il soggetto politico più rappresentativo di questi orientamenti è il PATT, ed è naturale che sul terreno della memoria della Grande Guerra esso sia impegnato nella direzione indicata. La polemica non è con quella sensibilità e con quel partito, ma con la lottizzazione delle forme pubbliche del ricordo. La lapide posta dalla città di Trento "a perenne memoria dei mille suoi figli soldati dell’imperialregio austroungarico caduti nel conflitto mondiale 1914-1918" è un’iniziativa doverosa, a riparazione ancora parziale della compressione del ricordo negli spazi della pietà religiosa e degli affetti privati che l’Italia redentrice ha esercitato con cieca unilateralità. Proprio per questo, non era preferibile una condivisione più plurale di un gesto che ambisce a validità perenne? Ho in mano l’opuscolo d’occasione, che porta le firme di tre esponenti del PATT, a vario titolo, e di nessun altro rappresentante democratico della città, nemmeno del sindaco. Perché? Non indebolisce questa scelta il senso di una memoria condivisa?

Sconcertante è poi la parte che correda sul piano storiografico l’iniziativa memoriale. Non mi riferisco all’intervento del direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino Ferrandi, che aggira ogni ostacolo affidandosi all’abstract del libro di Antonelli, ma a quello di Lorenzo Baratter, direttore del Centro di Documentazione di Luserna. Al quale voglio bene, e proprio per questo debbo chiedergli, non senza turbamento, che cosa intenda quando scrive che "i 60.000 trentini che combatterono per l’Austria Ungheria non furono ‘costretti’ a combattere". Se si scambia per adesione la risposta alla leva di massa obbligatoria si apre la strada a qualunque aberrazione, come quella di confrontare i numeri dei mobilitati in divisa au. con quelli dei volontari che vestirono quella italiana, traendone argomento per irridere i secondi. Ma sulle nefaste implicazioni dell’equiparazione tra obbedienza forzata e libera scelta sarà il caso di tornare in altra occasione

lunes, 6 de septiembre de 2010

il soldato dell impertore giuseppe passerini tirolo desiderata a passerini

josedanielpasserini@hotmail.comAnti-héroes y los héroes a la fuerza
Sarebbe grottesco sventolare vecchie bandiere. Sería grotesco ondeando banderas edad. La memoria dei soldati trentini dell'imperatore non si lascia intruppare. La memoria de los soldados del emperador no le permite intruppare Trentino.

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n° 1 5 - ottobre 2008 N º 1 5 - octubre 2008




Q Q
estotrentino pubblicò 25 anni fa, nel dicembre del 1983, "Il soldato dell'imperatore" , un fumetto disegnato splendidamente da Pierluigi Negriolli, su testi di Dogheria e Paris. estotrentino publicado hace 25 años, en diciembre de 1983, "El soldado del Emperador", un cómic bellamente dibujados por Pierluigi Negriolli sobre textos Dogheria y París. Protagonista, e autore primo del racconto, Augusto Gaddo di Sardagna, che della sua esperienza nella Grande Guerra aveva scritto una memoria autobiografica vivacissima: un piccolo capolavoro di scrittura popolare che a differenza di molti testi analoghi non ha avuto ancora quel pieno riconoscimento che deriva da un'edizione integrale. El protagonista y autor principal de la historia, Augusto Gaddo Sardagna, que su experiencia en la Primera Guerra Mundial había escrito una memoria autobiográfica animado: una obra maestra de la escritura popular de que a diferencia de muchos textos similares no ha tenido todavía el pleno reconocimiento que viene de Edición completa.


Il fumetto storico di QT tratto dal diario di guerra di Augusto Gaddo (sotto). La historia de dibujos animados de QT tomado del diario de guerra de Augusto Gaddo (abajo).


Le pagine di Gaddo sono entrate peraltro in molte narrazioni della guerra: tra quelle che ricordo spiccano il memorabile spettacolo di Marco Baliani, "Come gocce di una fiumana" ; il recente e non meno suggestivo "Ma invece il mio cuore" della Compagnia di Lizzana; i libri di Lucio Fabi, studioso in particolare del fronte del Carso, sul quale Gaddo combatteva dall'altra parte, o meglio cercava di scampare la morte rannicchiato in questa o in quella cavità del terreno. Páginas Gaddo también se introduce en muchas narraciones de la guerra entre los que están recordar el memorable espectáculo de Marco Baliani, "Como gotas de una inundación" de la reciente y sugerente igualmente "Pero en lugar de mi corazón" de la Sociedad de Lizzana , libros Lucio Fabi, un erudito en particular de la cara Carso, donde Gaddo luchando en otra parte, o más bien trató de escapar de la muerte o escondido en esta cavidad en el suelo. Perché il nostro soldato dell'imperatore si racconta come un antieroe. ¿Por qué nuestro emperador se cuenta como un antihéroe soldado. Vanta un'abilità incredibile nell'imboscarsi nel vivo della battaglia; la sua è una guerra parallela la cui regola sta nel non coincidere mai con quella degli scontri col nemico. Cuenta con una habilidad increíble en la emboscada en el corazón de la batalla, la suya es una guerra paralela cuya regla es nunca coincide con la de los enfrentamientos con el enemigo.

La sua morale è la stessa del protagonista del cinquecentesco Parlamento de Ruzante che iera vegnù de campo: "chi sa difendere la so vita, quel sea valent'omo". Proprio come il personaggio ruzantiano, alla guerra e ai suoi disastri non riesce davvero a sfuggire: sbattuto dalla Galizia al Carso, dal Carso alla Volinia, è già tanto se riesce a portare a casa la pelle. Su moral es el mismo que el protagonista del siglo que el Parlamento de Ruzante Iera vegnù de campo: "Dios sabe que defender la vida, que valent'omo mar. Ruzante igual que el protagonista, la guerra y sus desastres en realidad no puede escape: golpeó de Galicia en el Karst, Karst de la Volinia, ya está por lo que si se puede traer a casa la piel. La diserzione la medita, ma non riesce concretamente a praticarla. La deserción medita, pero en realidad no lo practican. Sopravissuto al tifo, viene accusato dal medico militare di essere un simulatore. "Quante maledizioni diedi, a quei tedeschi, dicevo destriga o Dio l'Austriaco regno, destriga Dio quel becco imperator, (…) destriga o Dio questo Guerno Tirano, si dai botte e dalle seche che non resta più niente". Sobrevivimos a la tifoidea, el médico está acusado de ser un simulador militar. "¿Cómo muchas maldiciones que he dado a los alemanes, dijo que el reino de Austria destriga o Dios, que Dios destriga imperator pico, (...) este Guerno Tirano destriga oh Dios, por barril y cig que no es nada. "

Al suo capovolgimento derisorio del "Serbi Dio" penso ogni volta che vedo riproporre lo stereotipo del soldato trentino obbediente, fedele, rassegnato, umilmente eroico. En su inversión de la burla "los serbios de Dios" Creo que cada vez que repita el estereotipo del soldado obediente Trento, fiel, resignada, con humildad heroica. Forse nemmeno i più lealisti tra quei soldati rientrano perfettamente in quell'immaginetta, buona tutt'al più come facsimile per i necrologi ufficiali. Tal vez incluso la mayoría de los leales soldados caen perfectamente entre quell'immaginetta, bueno a lo sumo como una muestra para necrológica oficial. Eppure essa torna a circolare, a dispetto di ormai tre decenni di studi tesi a scavare nella complessità dell'esperienza dell'uomo in guerra, in particolare in quella guerra, alla luce degli scritti autobiografici e delle altre testimonianze dei protagonisti. Sin embargo, también a moverse, a pesar de las últimas tres décadas de estudios destinados a la excavación en la complejidad del hombre en la guerra, en particular, en esa guerra, habida cuenta de los escritos autobiográficos y otros testimonios de los protagonistas.

Il tipo antieroico alla Gaddo rappresenta solo una parte, non sappiamo quanto piccola. Escriba el antihéroe Gaddo representa sólo una parte, no sabemos cómo es pequeño. Uscendo dal microcosmo trentino tirolese, ma restando dentro il plurinazione universo della vecchia Austria, ci imbattiamo nella sua geniale incarnazione letteraria, il buon soldato Sc'veik del romanzo di Hašek. Dejando el microcosmos Trentino Tirol plurinazione pero que permanezca en el universo de la vieja Austria, nos encontramos en su encarnación literaria brillante, buen soldado Svejk la novela Hašek. Ma poi, tra i nostri cinquantacinque o sessantamila che siano, chi può dire quanti fecero davvero la scelta estrema di disertare? Pero luego, entre nuestros cincuenta y cinco o sesenta mil, es decir, quién puede decir cómo extrema elección realmente a desertar? Sono diventate quasi classiche le annotazioni fulminee del diario di Giuseppe Passerini: "15 giugno 1916 -ore 9- l'artiglieria russa riprende il fuoco ore 12 saluto Graf. 'Io resterò' dico 'buona fortuna' mi risponde. Ore 16.15 si ordina la ritirata - mi fermo in una trincea parallela cento m. più indietro di quella abbandonata. - Sparo. Ore 16.30 - stringo la mano al primo soldato russo, è un giovanetto siberiano. La partita con l'Austria è liquidata". Se han convertido en clásicos de los registros de los relámpagos casi Giuseppe Passerini diario: "15 de junio 1916-9am - fuego de artillería de Rusia reanudó 12 horas saludo Graf. 'Me quedo' decir 'buena suerte', dice. 16,15 orden retirada - Me detengo en una zanja paralela a cien metros más atrás que abandonada. - shot. 16,30 - se dan la mano con el soldado ruso primero es un joven de Siberia. El juego fue otorgado a Austria.

Come distinguere, tra le decine di migliaia di prigionieri, chi è stato preso e chi si è lasciato prendere, se non sulla base delle tracce autobiografiche? ¿Cómo distinguir entre las decenas de miles de presos que han sido adoptadas y que se deja de tomar, si no sobre la base de pistas autobiográficas? E la gioia di chi è levato dalla mischia mortale da ferite provvidenziali, quale storico potrà quantificarla? Y la alegría de quienes han planteado la refriega providencial heridas mortales, que se puede cuantificar histórico?

La tiritera dei bravi soldati El galimatías de los valientes soldados

Arresto a fatica il flusso delle citazioni che premono. Detener el flujo de prensado en citas duro. Chi vuol entrare direttamente nel vivo di questa esperienza collettiva ha a disposizione una corposa saggistica, i dieci volumi della collana "Scritture di guerra" (edita dai musei storici di Trento e Rovereto) e ora un libro che sintetizza magistralmente trent'anni di ricerche, "I dimenticati della Grande Guerra" di Quinto Antonelli . ¿Quién quiere ir directamente al meollo de esta experiencia colectiva ha proporcionado una amplia ensayos, diez volúmenes de la serie "Guerra de escritura" (publicado por el museo histórico de Trento y Rovereto) y ahora un libro que sintetiza brillantemente décadas de investigación, "La guerra mundial olvidada" Quinto Antonelli.

Qui rimane solo lo spazio per qualche domanda polemica. Sólo hay espacio para una cierta controversia preguntas. A ripetere la tiritera dei bravi soldati obbedienti (forse tantissimi, ma si tratta di leggere dentro l'apparente uniformità di quella obbedienza) è in primo luogo chi nutre una sensibilità che possiamo chiamare trentino-tirolese. Legame affettivo con l'antica appartenenza alla monarchia au., mitizzazione dei valori tradizionali della Heimat tirolese, visione organica e conservativa della comunità sono alcuni dei tratti di questa sensibilità, che si mescolano ad altri più aperti alla modernità (autonomismo democratico, europeismo). Para repetir el galimatías de obedientes soldados valientes (tal vez mucho, pero se lee en la aparente uniformidad de la obediencia) es sobre todo la sensación de que la crianza que llamamos el Tirol Trentino. Lazos emocionales con la pertenencia anterior a la monarquía au., el mito de los valores tradicionales del Tirol y conservador de la comunidad orgánica Heimat son algunas de las características de esta sensibilidad, que se mezclan con otros más abiertos a la moderna (autogobierno democrático, Europa). Il soggetto politico più rappresentativo di questi orientamenti è il PATT, ed è naturale che sul terreno della memoria della Grande Guerra esso sia impegnato nella direzione indicata. La entidad política más representativa de estas directrices es el pacto, y es natural que la memoria de campo de la Gran Guerra que se dedica a la dirección indicada. La polemica non è con quella sensibilità e con quel partito, ma con la lottizzazione delle forme pubbliche del ricordo. La lapide posta dalla città di Trento "a perenne memoria dei mille suoi figli soldati dell'imperialregio austroungarico caduti nel conflitto mondiale 1914-1918" è un'iniziativa doverosa, a riparazione ancora parziale della compressione del ricordo negli spazi della pietà religiosa e degli affetti privati che l'Italia redentrice ha esercitato con cieca unilateralità. La controversia no es con ese sentimiento y esa parte, pero con la entrega de las formas públicas de la memoria. La placa de la ciudad de Trento en la memoria eterna de los mil hijos dell'imperialregio soldados austro-húngaros murieron en la Primera Guerra Mundial 1914-1918 " iniciativa tiene el deber de reparar siendo parte de la compresión de los espacios de la memoria de la piedad privada y el afecto que Italia ha tenido redentora con persiana caras. Proprio per questo, non era preferibile una condivisione più plurale di un gesto che ambisce a validità perenne? Precisamente por esta razón, era preferible a compartir una forma más plural de un gesto que aspira a la validez permanente? " Ho in mano l'opuscolo d'occasione, che porta le firme di tre esponenti del PATT, a vario titolo, e di nessun altro rappresentante democratico della città, nemmeno del sindaco. Tengo en mis manos el folleto de mano, que lleva las firmas de tres miembros de la Alianza, por diversas razones, y cualquier otro líder democrático de la ciudad, incluso el alcalde. Perché? ¿Por qué? Non indebolisce questa scelta il senso di una memoria condivisa? Esta elección no debilita el sentido de una memoria compartida?

Sconcertante è poi la parte che correda sul piano storiografico l'iniziativa memoriale. Desconcertante es también la parte en el plano adjunto memorial iniciativa historiográfica. Non mi riferisco all'intervento del direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino Ferrandi, che aggira ogni ostacolo affidandosi all' abstract del libro di Antonelli, ma a quello di Lorenzo Baratter, direttore del Centro di Documentazione di Luserna. No me refiero a la intervención del Director de la Fundación Museo Histórico de Trentino Ferrandi, confiando en que no pasa todos los obstáculos para "el libro de resúmenes Antonelli, sino a la Barataria Lawrence, director del Centro de Documentación de Luserna. Al quale voglio bene, e proprio per questo debbo chiedergli, non senza turbamento, che cosa intenda quando scrive che "i 60.000 trentini che combatterono per l'Austria Ungheria non furono 'costretti' a combattere". Se si scambia per adesione la risposta alla leva di massa obbligatoria si apre la strada a qualunque aberrazione, come quella di confrontare i numeri dei mobilitati in divisa au. con quelli dei volontari che vestirono quella italiana, traendone argomento per irridere i secondi. Que me encanta, y para ello tengo que preguntar, no sin ansiedad, lo que quiere decir cuando escribe que "los 60.000 que lucharon Trentino de Austria-Hungría fueron" forzados "a luchar". Si la respuesta a cambio de la adhesión a la masa militar obligatorio se abre la puerta a cualquier aberración de comparar el número de uniformados au movilizados. con los de voluntarios que se vestía el, dibujo simulacro argumento italiano para el segundo. Ma sulle nefaste implicazioni dell'equiparazione tra obbedienza forzata e libera scelta sarà il caso di tornare in altra occasione. Pero las consecuencias nefastas de la equivalencia entre la obediencia y la libertad de elección se verá obligado a devolver la causa en otra ocasión.
Articoli precedenti: Artículos anteriores:


“Vado a morir per la mia patria bella” "Voy a morir por mi país mejor"
(n° 20 del 25.11.06) (N º 20 de 25/11/2006)

La scelta della patria La elección del país
( n° 13 del 1.7.2006 ) (N º 13 de 1.7.2006)

“Austriaci d'Italia” o “Italiani d'Austria”? "Austríacos en Italia" o "Los italianos de Austria?
( n°10 del 20.5.2006 ) (N º 10, 20/5/2006)

Disertori e monumenti Los desertores y monumentos
(n° 20 del 27.11.04) (N º 20 de 27/11/2004)

e successivi: y más tarde:

C aro R asera , l'Austria era la patria ... C aro R Asher, Austria fue la patria ...
(n° (Núm. 16 - novembre 08) 16 - noviembre 2008)



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1914 - 1918 " I SOLDATI DIMENTICATI DELL'IMPERATORE " - " DIE VERGESSENEN SOLDATEN DES

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Harghatrus February 26, 2009
AUSTRIACI DI LINGUA ITALIANA NEI REGGIMENTI DEI KAISERJAEGER ( CACCIATORI DEL...
Harghatrus February 26, 2009
AUSTRIACI DI LINGUA ITALIANA NEI REGGIMENTI DEI KAISERJAEGER ( CACCIATORI DELL'IMPERATORE ), E STANDSCHUETZEN ( BERSAGLIERI ), AL MASSACRO SUL FRONTE ORIENTALE. - OESTERREICHER , ITALIENISCHER MUTTERSPRACHE , IM REGIMENT DER KAISERJAEGER UND DER STANDSCHUETZEN , AM MASSAKER AN DER OSTFRONT.
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jueves, 26 de agosto de 2010

passerini giacomo festichola tagliatietra brentonico

passerini giacomo festichola del tagliapietra brentonico castione Il “senior” (il più anziano, il più vecchio) dei tagliapietra/scalpellino (che lavora il marmo) di Zurigo festeggia giovedì 5 luglio il suo 85° compleanno. L’interra sezione gli porge in questa occasione i più cordiali auguri.Il collega Passerini Giacomo, tagliapietra,ùnacque nel comune di [Brentonico] (non si legge la parola, ma dovrebbe essere Brentonico), allora facente parte del Tirolo meridionale. Le sue migrazioni lo portarono a Trieste, ma anche a Vienna, ma dal 1894 il nostro Giacomo vive a Zurigo, e dal 1895 ha fatto parte ininterrottamente dell’associazione (dei tagliapietra). Per oltre trent’anni il collega Passerini ha contribuito a far crescere il profitto sempre della stessa ditta per poter ora nei giorni della vecchiaia, senza nessun altro aiuto che una comoda casa messa a disposizione dei familiari riconoscenti, trascorrere i suoi giorni tranquilli. Sempre il nostro “diritto” (onesto, di parola) collega è stato ai vertici; per lunghi anni primo lavorante, cassiere sulle piazze, mancò poche volte ai raduni. Silenzioso ma fadele era il suo operato (il suo lavoro) per la nostra associazione.La sezione dei tagliapietra non ha rinunciato in questa occasione a organizzare una festicciola di compleanno insieme alla festa dei veterani, e cioè per tutti coloro che sono membri dell’associazione da almeno 20 anni. La festa ha luogo sabato prossimo, 7 luglio, alle ore 7 precise al “Sihlhof” (nome del ristorante). Lo spazio non ci permette purtroppo di invitare altri colleghi dell’associazione, perché noi aspettiamo a questa festa non solo i nostri verterani con le mogli ma anche gli altri membri della sezione con le mogli. E’ gia stato preparato un comodo e adeguato programma.Mentre noi ancora una volta porgiamo i più sinceri auguri al festeggiato, diciamo che particolarmente sono “benvenuti di cuore” tutti i veterani, sperando di poter salutare anche molto numerosi gli altri colleghi con consorti.

domingo, 22 de agosto de 2010

viernes, 20 de agosto de 2010

BOLZANO 1928 - inaugurazione monumento alla Vittoria

GIUSEPPE PASSERINI FASCISTA DESIDERATA

Sintesi: Paginone commemorativo del V anniversario della marcia su Bolzano compilato da Carlo
Barbieri, Vittorio Altenburger, Valcanover, Vito Radina e Giuseppe Passerini. Ricostruisce i primordi del
fascismo bolzanino, con il ten. Altenburger e il cap. Giovannazzi collaboratore di Tolomei.
Tutti consideravano l'occupazione italiana provvisoria.
Nell'aprile del 1919 la Lega tedesca organizza una grande manifestazione in Piazza Walther, i soldati
italiani, capitanati dai giovani ufficiali, irruppero nella piazza, bastonando la gente.
Nella primavera del 1920 Altenburger e Valcanover ebbero colloqui col dott. Bernardelli di Trento per la
costituzione del primo nucleo fascista nella Venezia Tridentina: in settembre o in ottobre una trentina di
persone fondò nell'Hotel Kaiserkronen il primo nucleo fascista dell'Alto Adige con dirigenti il cav. Vito
Radina e il ferroviere Carlo Barbieri.
Nel febbraio del 1921 venne però costituito ufficialmente con l'intervento di Starace: il primo direttorio
era formato dal dr. Moggio (defunto), l'ing. Valcanover, il barone Altenburger, Radina, Lazzaroni, Siciliani
e Conti. "Il fascismo bolzanino ebbe subito contro due nemici, i "rossi" italiani che, specialmente
nell'ambito ferroviario, venivano dalle sedi delle vecchie provincie inviate a Bolzano, considerata come
residenza disagiata e quindi adatta quale sede di punizione, ed i pangermanisti tedeschi."
Ricostruzione dei fatti del 21.04.21: i vari gruppi sono comandati dai membri del direttorio bolzanino,
Crupi dirige Trento, Radina Brescia, Altenburger Verona insieme con Moggio dopo avere svolto una
dimostrazione contro il colonnello dei carabinieri che si opponeva all'ingresso dei fascisti in città ed aveva
minacciato l'arresto di Starace. La sera partirono gli squadristi delle vecchie province. Il giorno dopo
venne indetto uno sciopero generale e ci fu una caccia ai fascisti, assediati presso il ristorante Bolognese,
presidiato dalle forze armate. Alcuni fascisti vennero aggrediti nelle loro abitazioni: Silvio Casarola, Lino
Mariotti, Giovanni Carolli, Mario Vitalini, Storchio. Sfilata delle associazioni pangermaniste che cantavano
"La guardia al Reno". A mezzanotte l'autorità impone di abbandonare i locali del ristorante, sotto i Portici
i fascisti vengono aggrediti, "Gli unici italiani che sono rispettati sono i sovversivi, se fraternizzano coi
tedeschi. Piccoli segni dei tempi."
Dopo i fatti del 24.04 il fascismo si organizza, "Non c'era allora l'eterna guerra per le cariche", entrano
Luigi Barbesino, Giacomo Chiarini, Umberto Bravin, De Chiara, Dalmazzo e altri.
Il 06.05, alla presenza di Achille Starace e Luigi Freddi, della Segreteria generale del partito, si struttura
il partito, chiamando a far parte del direttorio Barbesino, Radina, Barbieri, Janesello, Bravin, Lazzaroni e
Siciliani. Il 19.09 i fascisti Casarola, Cretella e Scala, mentre in Piazza della Frutta cercano di far
rispettare un calmiere, vengono assaliti dai poliziotti civici; Radina e Bravin vengono presi a rivoltellate
da parte del noto comunista Laria. Furono i ferrovieri ad ingrossare le file fasciste; l'ing. Valcanover
fondò in Val d'Ega il primo Fascio costituito da alloglotti, a Fortezza Dovera costituisce la prima sezione di
ferrovieri. Ai primi di ottobre una ventina di fascisti partecipa alle cerimonie per la visita del re, quando
Perathoner indirizzò il saluto in tedesco.
I fascisti di Bolzano obbligarono il Municipio ad esporre il tricolore nei giorni della Patria. Al secondo
Congresso nazionale dei Fasci, svolto a Roma nel novembre 1921, parteciparono 20
bolzanini(Gavazzana, Radina, Chiarini, Mariotti, Carlo Barbieri, Renato Cretella, Di Alma Rosati), che in
una via del centro vennero aggrediti da comunisti.
Altra azione fascista del 1921-1922 fu la lotta contro la riapertura della bisca di Merano, gestita da
Kauter, noto pangermanista, che aveva corrotto i funzionari locali. La vigilanza e l'attività antitedesca
non permise l'attività contro i sovversivi, i quali giravano indisturbati. Per questo motivo il direttorio
decise di dare una solenne ed esemplare lezione ed una sera una quindicina di squadristi, guidati da
Radina, Tonelli e Barbieri, si appostarono nei pressi del Hotel Gasser, abituale luogo di riunione dei
sovversivi. All'uscita questi vennero presi a pugni calci e legnate, ma i capi non si trovarono. Per questo
motivo venne istituito un "tribunale speciale fascista" con presidente Radina, procuratore Barbieri e
membro esecutivo Casarola. "Il tribunale subito insediatosi alla sede, preparò gli arnesi della giustizia: 50
lire d'olio di ricino, manganello ed altri argomenti convincenti sul tavolo della presidenza, quadro del
Duce, al quale i condannati dovevano giurare di dire tutta la verità ed impegnarsi di non svolgere più
opera sovversiva; una marmitta di caffè bollente (per l'effetto immediato) e ... guanti bianchi per il
membro esecutivo Casarola. Due pattuglie andarono a prelevare uno per uno tutti i capi del
sovversivismo e così cominciò la sfilata con relative condanne. In meno di 4 ore - celerità esclusiva dei
tribunali fascisti - il tribunale speciale poté sciogliersi dopo aver regolarmente pronunciato e dato
esecuzione ad una quindicina di condanne."
Al convegno dei Fasci delle terre redente svolto a Trieste nel gennaio 1922 i fascisti di Bolzano, impegnati
nelle elezioni del 22.01, inviarono una lettera contenente un telegramma rifiutato perché contenente
insulti all'autorità costituita, nel quale si sosteneva che le scuole italiane erano in condizioni pietose, il
censimento era stato affidato alle autorità tirolesi che avevano censiti come tedeschi gli stessi fascisti,
essi ribadivano le solite accuse a Credaro.
"Ai fascisti atesini il coraggio non manca. Nell'aprile una squadra di otto fascisti bolzanini, affrontando la
galera, piomba di notte su Salorno dove, per rappresaglia, incendia la casa di un noto capo tedesco, che
in quei giorni aveva malmenato i primi due fascisti di Salorno. Giova ricordare i componenti la squadra:
Radina, Baracchini, Casarola, Basaglia, Rosati, Betteto, Cretella, Franceschini e Anselmi. Malgrado le
Giorgio Delle Donne Ipertesti de “La Provincia di Bolzano” 95
attive ricerche del maresciallo dei RR. CC. di Salorno e della questura di Trento e di Bolzano, gli autori
furono sempre introvabili. Evidentemente in mezzo alle autorità costituite, vi era qualcuno intelligente."
Continui invii di memoriali alle autorità da parte del direttorio del Fascio. "Fu il direttorio di allora che
prese contatto con tutti i partiti italiani, compresi i sovversivi, onde si venisse ad un accordo e si
lasciassero le lotte fratricide per unirsi contro il pangermanesimo. I sovversivi non vollero saperne, gli
altri partiti, per il quieto vivere tentennavano. I fascisti rimasero sempre più superbamente soli sulla
breccia."
Anche a Trento la situazione non era rosea, come ricorda il segretario del Fascio di Trento Passerini nel
maggio 1922; la popolazione, egemonizzata dal Partito Popolare Italiano, era sensibile solamente al
sentimento autonomista, che caratterizzava tutte le forze politiche. I contatti con Bolzano non
esistevano, a Salorno i Carabinieri di Guardia domandavano le carte di identità.
Nel luglio il fascismo inviò Michele Bianchi in Alto Adige a svolgere una serie di conferenze ed il 1° giugno
venne pubblicato il proclama di Starace, segretario politico di Trento, organizzato in 20 punti. I fascisti si
adoperano per fare fallire lo sciopero dell'agosto ed obbligano violentemente i ferrovieri a lavorare, il
giornale "Sudtiroler" del 05.08 dice che i fascisti piacquero straordinariamente ad alcuni forestieri per il
loro costume e per il loro procedere. Verso la metà di settembre vi fu una nuova riunione del Fascio di
Bolzano, nella quale Barbesino diede le dimissioni da segretario politico.
Dei 138 iscritti erano presenti 112. Radina ebbe 110 voti, Tonelli 108, Barbieri, Bonetti, Valcanover ed
Altenburger furono votati, Tonelli divenne segretario politico. Il 22.09 il direttorio inviò un telegramma al
Duce, rassegnando le dimissioni, qualora non si fosse pensato di aiutarli nell'occupazione della città. Per
prendere tempo, vennero inviati a Trento e a Bolzano dei falsi telegrammi da Bolzano a Trento, per far
credere la presenza di Mussolini a Bolzano; un capitano dei Carabinieri venne arrestato perché non aveva
segnalato la presenza in Bolzano di Mussolini. Il direttorio della sezione di Bolzano del P.N.F. invia una
lettera, probabilmente al Comune, nella quale chiede le dimissioni di Perathoner, un calmiere sui prezzi,
lo scioglimento della polizia municipale, la bilinguità, l'edificio scolastico di Via Elisabetta, un censimento
degli alloggi, l'esposizione della bandiera tricolore, una chiesa per gli italiani, un corso di lingua italiana
per gli impiegati tedeschi, la precedenza agli ex combattenti nei concorsi. Il 22.09 Perathoner fece
ribattezzare una delle piazze della città al nome di Kaiser Josef II, con una lapide che venne incastrata
nel palazzo di proprietà dell'autorità militare adibito a deposito di sussistenza. I fascisti protestarono con
le autorità, le quali ordinario a due carabinieri di presidiare la piazza e la lapide, per evitare disordini. I
Fascisti, che si erano impegnati a non fare nulla per 24 ore, di fronte a questa azione, dopo uno scontro
con i carabinieri levarono la lapide.
Minuziosa ricostruzione delle giornate di Bolzano, con lettere e documenti inediti.
Cronaca della partecipazione delle 250 camicie nere atesine alla marcia su Roma.
Elenco di tutte le gerarchie e le organizzazioni del fascismo atesino, diviso per località: Federazione
provinciale del P.N.F., commissario straordinario Alfredo Giarratana, segretario degli uffici Carlo Catamo.
Bolzano: segretario politico ing. Carlo Carretto, membri del direttorio cav. Vito Radina, Rodolfo Pollo,
avv. Vittore Tattara, prof. cav. Enrico Quaresima, prof. Silvio Segalla, cav. Luigi Dellicani. Iscritti ai Fasci
di Bolzano 767, complessivamente 1.878. Opera Nazionale Balilla: presidente prof. dott. Adolfo Ramini,
comitato provinciale generale Gino Graziani, console della 45° legione, prof. dott. Silvio Segalla,
vicepresidente, grand' ufficial Alfonso Limongelli, cav. dott. Angelo Oliviero, comm. prof. Francesco
Piccinini, prof. dott. Teodoro Ciresola, prof. dott. Guido Lette, direttore didattico Costantito Cologna,
comm. Giovanni Markart, ispettore scolastico cav. Riccardo Dalpiaz. Iscritti di Bolzano: 260 Balilla, 97
avanguardisti; Gries 51 Balilla; Bolzano est 71 Balilla; complessivamente 2.141 Balilla e 284
avanguardisti. Ufficio provinciale Confederazione nazionale sindacati fascisti, segretario generale dott.
Enrico Zenatti, segretari provinciali Sindacato medici fascisti dott. Giulio De Stefenelli, avvocati fascisti
avv. Enrico Riboli, farmacisti dott. Paolo De Aufschneiter, ingegneri ing. Aldo Ciaffi, ostetriche Maria Rudl,
ferrotranvieri Alessandro Da Pozzo, facchini Giovanni Schoenberg, personale ristorante Rino Gatti,
impiegati di commercio Ubaldo Conforti, tecnici agricoli Luigi Lageder, impiegati tecnici da nominarsi,
aziende municipali dott. Tullio Menestrina, operai elettrici Augusto Kratochwill, operai tessili Federico
Valentinotti, muratori ed affini Emilio Savi, operai poligrafici Giovanni Ganz, operai falegnami Giuseppe
Nolli, ispettore provinciale Carlo Fiorio. Opera Nazionale Dopolavoro direttorio provinciale presidente
Giarratana, segretario Carlo Cacamo, membri C. Rieder, segretario postelegrafonici fascisti, dott. E.
Zenatti segretario gen. uff. provinciale sindacati fascisti, avv. Pietro Gorini, segretario provinciale
Associazione nazionale pubblico impiego, sig. Steger, segretario della Federazione provinciale agricoltori
fascisti, cav. Dallicani, segretario della associaz. naz.le ferrovieri fascisti, dott. Colesanti, segretario
dell'Unione industriali fascisti, direttore didattico Cologna, segretario dell'Associazione della scuola
primaria, ing. Defant, presidente della Federazione fascista dei trasporti, G. de Vissler, segretario della
federaz. fascista dei commercianti. Comitato intersindacale presidente Giarratana, segretario del
comitato Carlo Catamo, membri Enrico Zenatti, Alessandro Da Pozzo, Ubaldo Conforti, Giuseppe Nolli,
Luigi Lageder, in rappresentanza dei lavoratori; Giovanni de Vissler, Renzo Fanti, Mario Colesanti,
Giuseppe Karis, ing. Luigi Valenti, Augusto Maloler, ing. Lavatelli in rappresentanza degli imprenditori.
Ente provinciale sportivo, presidente Giarratana, segretario Carlo Catamo, membri avv. Giovanni
Barbieri, sig. Arturo Battara, cav. Luigi Dellicani, ing. Mario Mogno, ing. Michele Pedone, col. cav. Oreste
de Strobel, sig. Giovanni Zucchermaglio. Associazione regionale fascista dei trasporti terrestri

martes, 3 de agosto de 2010

soldato giuseppe passerini brentonico

n° 15 - ottobre 2008


Q
estotrentino pubblicò 25 anni fa, nel dicembre del 1983, "Il soldato dell’imperatore", un fumetto disegnato splendidamente da Pierluigi Negriolli, su testi di Dogheria e Paris. Protagonista, e autore primo del racconto, Augusto Gaddo di Sardagna, che della sua esperienza nella Grande Guerra aveva scritto una memoria autobiografica vivacissima: un piccolo capolavoro di scrittura popolare che a differenza di molti testi analoghi non ha avuto ancora quel pieno riconoscimento che deriva da un’edizione integrale.
Il fumetto storico di QT tratto dal diario di guerra di Augusto Gaddo (sotto).
Le pagine di Gaddo sono entrate peraltro in molte narrazioni della guerra: tra quelle che ricordo spiccano il memorabile spettacolo di Marco Baliani, "Come gocce di una fiumana"; il recente e non meno suggestivo "Ma invece il mio cuore" della Compagnia di Lizzana; i libri di Lucio Fabi, studioso in particolare del fronte del Carso, sul quale Gaddo combatteva dall’altra parte, o meglio cercava di scampare la morte rannicchiato in questa o in quella cavità del terreno. Perché il nostro soldato dell’imperatore si racconta come un antieroe. Vanta un’abilità incredibile nell’imboscarsi nel vivo della battaglia; la sua è una guerra parallela la cui regola sta nel non coincidere mai con quella degli scontri col nemico.
La sua morale è la stessa del protagonista del cinquecentesco Parlamento de Ruzante che iera vegnù de campo: "chi sa difendere la so vita, quel sea valent’omo". Proprio come il personaggio ruzantiano, alla guerra e ai suoi disastri non riesce davvero a sfuggire: sbattuto dalla Galizia al Carso, dal Carso alla Volinia, è già tanto se riesce a portare a casa la pelle. La diserzione la medita, ma non riesce concretamente a praticarla. Sopravissuto al tifo, viene accusato dal medico militare di essere un simulatore. "Quante maledizioni diedi, a quei tedeschi, dicevo destriga o Dio l’Austriaco regno, destriga Dio quel becco imperator, (…) destriga o Dio questo Guerno Tirano, si dai botte e dalle seche che non resta più niente".
Al suo capovolgimento derisorio del "Serbi Dio" penso ogni volta che vedo riproporre lo stereotipo del soldato trentino obbediente, fedele, rassegnato, umilmente eroico. Forse nemmeno i più lealisti tra quei soldati rientrano perfettamente in quell’immaginetta, buona tutt’al più come facsimile per i necrologi ufficiali. Eppure essa torna a circolare, a dispetto di ormai tre decenni di studi tesi a scavare nella complessità dell’esperienza dell’uomo in guerra, in particolare in quella guerra, alla luce degli scritti autobiografici e delle altre testimonianze dei protagonisti.
Il tipo antieroico alla Gaddo rappresenta solo una parte, non sappiamo quanto piccola. Uscendo dal microcosmo trentino tirolese, ma restando dentro il plurinazione universo della vecchia Austria, ci imbattiamo nella sua geniale incarnazione letteraria, il buon soldato Sc’veik del romanzo di Hašek. Ma poi, tra i nostri cinquantacinque o sessantamila che siano, chi può dire quanti fecero davvero la scelta estrema di disertare? Sono diventate quasi classiche le annotazioni fulminee del diario di Giuseppe Passerini: "15 giugno 1916 -ore 9- l’artiglieria russa riprende il fuoco ore 12 saluto Graf. ‘Io resterò’ dico ‘buona fortuna’ mi risponde. Ore 16.15 si ordina la ritirata - mi fermo in una trincea parallela cento m. più indietro di quella abbandonata. - Sparo. Ore 16.30 - stringo la mano al primo soldato russo, è un giovanetto siberiano. La partita con l’Austria è liquidata".
Come distinguere, tra le decine di migliaia di prigionieri, chi è stato preso e chi si è lasciato prendere, se non sulla base delle tracce autobiografiche? E la gioia di chi è levato dalla mischia mortale da ferite provvidenziali, quale storico potrà quantificarla?
La tiritera dei bravi soldati
Arresto a fatica il flusso delle citazioni che premono. Chi vuol entrare direttamente nel vivo di questa esperienza collettiva ha a disposizione una corposa saggistica, i dieci volumi della collana "Scritture di guerra" (edita dai musei storici di Trento e Rovereto) e ora un libro che sintetizza magistralmente trent’anni di ricerche, "I dimenticati della Grande Guerra" di Quinto Antonelli .
Qui rimane solo lo spazio per qualche domanda polemica. A ripetere la tiritera dei bravi soldati obbedienti (forse tantissimi, ma si tratta di leggere dentro l’apparente uniformità di quella obbedienza) è in primo luogo chi nutre una sensibilità che possiamo chiamare trentino-tirolese. Legame affettivo con l’antica appartenenza alla monarchia au., mitizzazione dei valori tradizionali della Heimat tirolese, visione organica e conservativa della comunità sono alcuni dei tratti di questa sensibilità, che si mescolano ad altri più aperti alla modernità (autonomismo democratico, europeismo). Il soggetto politico più rappresentativo di questi orientamenti è il PATT, ed è naturale che sul terreno della memoria della Grande Guerra esso sia impegnato nella direzione indicata. La polemica non è con quella sensibilità e con quel partito, ma con la lottizzazione delle forme pubbliche del ricordo. La lapide posta dalla città di Trento "a perenne memoria dei mille suoi figli soldati dell’imperialregio austroungarico caduti nel conflitto mondiale 1914-1918" è un’iniziativa doverosa, a riparazione ancora parziale della compressione del ricordo negli spazi della pietà religiosa e degli affetti privati che l’Italia redentrice ha esercitato con cieca unilateralità. Proprio per questo, non era preferibile una condivisione più plurale di un gesto che ambisce a validità perenne? Ho in mano l’opuscolo d’occasione, che porta le firme di tre esponenti del PATT, a vario titolo, e di nessun altro rappresentante democratico della città, nemmeno del sindaco. Perché? Non indebolisce questa scelta il senso di una memoria condivisa?
Sconcertante è poi la parte che correda sul piano storiografico l’iniziativa memoriale. Non mi riferisco all’intervento del direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino Ferrandi, che aggira ogni ostacolo affidandosi all’abstract del libro di Antonelli, ma a quello di Lorenzo Baratter, direttore del Centro di Documentazione di Luserna. Al quale voglio bene, e proprio per questo debbo chiedergli, non senza turbamento, che cosa intenda quando scrive che "i 60.000 trentini che combatterono per l’Austria Ungheria non furono ‘costretti’ a combattere". Se si scambia per adesione la risposta alla leva di massa obbligatoria si apre la strada a qualunque aberrazione, come quella di confrontare i numeri dei mobilitati in divisa au. con quelli dei volontari che vestirono quella italiana, traendone argomento per irridere i secondi. Ma sulle nefaste implicazioni dell’equiparazione tra obbedienza forzata e libera scelta sarà il caso di tornare in altra occasione.

viernes, 16 de julio de 2010

jueves, 15 de julio de 2010

desiderata a passerini

señor visenso passerini mire mi historia http://josepasserini.blogspot.com/le historia del trentino esto si que es una berguenza y tal vez tal ves yo sea pariente suyo haga halgo por mi ciudadania italiana imformenmen como coresponde no se bistan de rojo con lejes tutelares a la identidad de las personas sean buenas personas ase 34 años que me hacen la desiderata el verso com mi ciudadania nesecito una respuesta soy jose daniel passerini---Rosario 2000--Argentina ---LO PUBLICARE EN MI BLOG---A ESTE PEDIDO---SALUTI---> jose daniel passerin

sábado, 10 de julio de 2010

desiderata a passerini


passerini giacomo tagliapietra de castione brentonico mi nonno
Estimados, archivero de las parroquias son Brentonico y realizó investigaciones sobre su familia. He encontrado, por ahora, estos datos: Passerini LEOPOLD hijo de Jacobo y María Clementi, católico, soltero, "Mecánico", natural de Castione nacido en Pradl (cerca de Innsbruck) 26 de junio 1889. fecha de la novia 08 novembre 1919 MARTINI GIULIA era Juan y Eva Tonolli católica, "Ama de casa" para Besagno (Mori) nació el 04 luglio 1895 (también 03 de julio) Estos datos se derivan del Archivio de Besagno Mori - Trento. Passerini Giacomo Giovanni SILVIO hijo Leopoldo (hijo de James y Clementi María) "mecánica" Castione nacido 26 de junio 1889 y Martini Giulia (era Juan y Eva que viven Tonolli), nacido en il Besagno 03 luglio 1905. El matrimonio de Jacobo y de Julia en fecha 08 de noviembre 1919. Silvio nació 16 de agosto 1921, murió en il 01 settembre 1987 Besagno - Confirmación de los datos recibidos 29 de marzo 1933.Questi se derivan del Archivio de Besagno Mori. JUAN DANILO Leopoldo Passerini y Martini Giulia. 28 de marzo de 1924. Boda Brentonico 14 de abril 1.951,14 abril 1951 Danilo Passerini 27 años de edad, hijo de Leopoldo y Julia Martín, solteros adultos "impresora" nacido 23 de marzo 1924 en Mori y domiciliado en el mismo. Publicaciones eclesiástica realizada el 25 de marzo y 08 aprile 1951 aquí (Brentonico) en Mori, en Lavis y civiles Besagno y 18 a 25 abril de 1951. Examinado la religión y llegó a Santos. Sacramentos, se casó con 29 años conPASSERINI MONICA Sisinio hija de Josefina y Anesi, soltero adulto "partera" (partera) nació 31 de diciembre 1922 en Brentonico. Examinado la religión y se acercó a la SS. Sacramentos. Ministro del matrimonio: Don Ottorino Giuliani. Testimioni: Matti Ezio y L. Bona Passerini SISINNI Paul nació 14 de junio 1901 murieron 13 de abril 1957 en Carvin (Francia) de Nord-Pas-CalaisANESI Josefina nació 23 de enero 1904 hija de Juan y Rosa Mattivi Questi datos se derivan de la Brentonico Archivio - Fontechel Passerini hijo de Leopoldo GIUSEPPE herrero y mecánico Castione Giulia Martini. Fallecido el 01/09/1920 a los 15 minutos de vida (Fontechel) Estudiantes de primer año Brentonico MARTINI GIULIA hija Isabel de Juan (o era Julius George? Y fue Julia Benedetti Castione) y Tonolli Eva (Bertolini fue Esteban y Elizabeth) de Lenzima. Murió en Rovereto, 08 de junio de 1986. También puedo asegurar que Daniel y Mónica, no tenemos figli.Come ver era muy, muy difícil encontrar datos de esta familia porque todavía spostarsi.Attendo saludos a todos sus commenti.Cari Rita

viernes, 9 de julio de 2010

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martes, 5 de enero de 2010

:: BLOG CITTADINI BRENTONICO :: spazio di comunicazione civica: la stampa parla dei sondaggi del blog

:: BLOG CITTADINI BRENTONICO :: spazio di comunicazione civica: la stampa parla dei sondaggi del blog soy de argentina a mi me dieron siudadania y a los tres meses me la denegaron soy hijo de giuseppe passerini soldato trentino miren en google desiderata a passerini mi historia desinformacion de los funcionario de turno ase 34 años que me niegan informacion....a mi nadie me tutela me mienten lean desiderata a passerini desde ya saludos a todos los hijos de hitalianos que los an tuteliado toda la vida los an echo desapareser con mentiras jose daniel passerini rosario -2000- Argentina----