Desiderata a passerini

domingo, 9 de febrero de 2014

CIUDADANOS BRENTONICO :: BLOG :: comunicación espacio cívico: el tiempo para las vacaciones, pero no sólo

CIUDADANOS BRENTONICO :: BLOG :: comunicación espacio cívico: el tiempo para las vacaciones, pero no sólosoldato giuseppe passerini brentonico

Las vicisitudes de la guerra por Giuseppe Passerini se pueden recuperar de su diario, que yo sé que ella ya ha recibido una copia hace un tiempo: la lucha terrible en el frente oriental en Galicia y Volinia luego la primera, la deserción (15 de junio de 1916), el prisión en Rusia (en el ámbito de Darnitza y Zavod Novy), a la espera de Kirsanov, a la misión militar italiana, y luego en Vologda (en la carretera al puerto de Arkhangelsk) un traslado a Italia, la transferencia a Tien Zin; volver a Siberia con los negros batallones y salidas Finalmente, en noviembre de 1919, en Italia (a través de Tien Tsin, Shanghai, Hong Kong). Todos estos eventos se registran por el mismo Passerini. 

viernes, 16 de septiembre de 2011

desiderata a passerini

La resa
Documento filmato(non attivo in questa versione)
Soldati austriaci feriti sul fronte orientale

14 giugno 916. Il fuoco russo si fa più spaventoso-la truppa è estenuata, inebetita. Alle ore 17.30 mentre il sole sta per sparire i russi montano all’attacco-il fuoco di entrambe le artiglierie si fa terribile, quella austriaca tira corto e spara su di noi-scoppia violento un uragano-tutti perdono la testa-non si capisce più niente-l’acqua invade le trincee e raggiunge la cintola-non si vede ad un metro di distanza. Le artiglierie si assopiscono-ritorna la quiete-i russi, ostacolati dal temporale, ànno dovuto ritirarsi nelle loro posizioni-siamo senza una cartuccia.15 giugno 916, ore 9. L’artiglieria russa riprende il fuoco.Ore 12. Saluto Graf. "Io resterò" dico "buona fortuna" mi risponde.Ore 16.15. Si ordina la ritirata mi fermo in una trincea parallela 100 m. più indietro di quella abbandonata. Sparo.Ore 16.30. Stringo la mano al primo soldato russo, è un giovanotto siberiano. La partita con l’Austria è liquidata.
(Giuseppe Passerini)
Trincea sul fronte orientalesoldati austriaci e russi fraternizzano

lunes, 15 de noviembre de 2010

la ley 379/2000 de ciudadania no cumplida en mi caso

RECONSTRUCCIÓN DE CIUDADANÍA SEGÚN LA LEY 379/2000 - VENCIMIENTO
13/08/2010 - Como indicamos en el número 48 de nuestra newsletter Italia@Rosario (enero de 2010), el día 19 de diciembre de 2010 vencerá el plazo de acogimiento a la Ley 379/2000 que reconoce la posibilidad de la ciudadanía italiana a los descendientes de personas nacidas y/o residentes en los ex territorios del Imperio Austrohúngaro. Transcurrido ese plazo, no habrá más posibilidades de gestionar el reconocimiento de la ciudadanía italiana para sus descendientes. Por lo tanto, a quienes se deban valer de los beneficios de esta Ley para proceder a la reconstrucción de su ciudadanía, les rogamos ponerse en contacto con la oficina de Ciudadanía para solicitar una cita en vistas de la firma de la declaración de acogimiento correspondiente. - ¿Cómo sé si mi ascendiente nació o vivió en territorios del Imperio Austrohúngaro? En líneas generales se deben tener en cuenta 3 datos: el lugar de nacimiento, la fecha de nacimiento y la fecha de emigración del mismo. Sin esos datos no es posible analizar el caso. - ¿Qué territorios pertenecían a dicho imperio y quedan enmarcados en la Ley 379? Todas las Comunas de las actuales provincias de Trento, Bolzano, Trieste, Gorizia, algunas Comunas de la provincia de Udine y Belluno (en estos últimos dos casos se debe consultar a la oficina Ciudadanía) y los ex territorios italianos de las provincias de Trieste, Gorizia, Pola, Fiume y Zara (por los que también se aconseja consultar). - ¿Qué fechas debo tener en cuenta y por qué? Si el ascendiente nació en estos territorios y emigró de los mismos entre el 25.12.1867 (fecha de constitución del Imperio Austrohúngaro) y el 16.07.1920 (fecha de eficacia internacional del Tratado de Saint-Germaine), el reconocimiento de ciudadanía debe producirse en el marco de la Ley 379, es decir, cada interesado mayor de 18 años deberá ponerse en contacto con el Consulado General para solicitar información al respecto o para solicitar una cita. En cambio, si nació y/o emigró después del 16.07.1920, el reconocimiento de ciudadanía se produce a través de la Ley 91/92, es decir, la ley con la que habitualmente se reconoce la ciudadanía Jure sanguinis. - Si tengo dudas, ¿dónde puedo consultar? Ante cualquier duda, se debe consultar escribiendo a cittadinanza.rosario@esteri.it. Es importante contar con datos precisos, ya que mínimas diferencias en el lugar de nacimiento o en la fecha de emigración son determinantes a la hora del encuadre normativo del reconocimiento. ES MUY IMPORTANTE tener en cuenta que por más que se posea un “turno” para la reconstrucción de la ciudadanía, si el ascendiente italiano transmite la ciudadanía italiana según los términos de la Ley 379, después del 19 de diciembre de 2010 no será posible acogerse a la misma.

lunes, 18 de octubre de 2010

giuseppe passerini amigo giuseppe guadagnini


Q
estotrentino pubblicò 25 anni fa, nel dicembre del 1983, "Il soldato dell’imperatore", un fumetto disegnato splendidamente da Pierluigi Negriolli, su testi di Dogheria e Paris. Protagonista, e autore primo del racconto, Augusto Gaddo di Sardagna, che della sua esperienza nella Grande Guerra aveva scritto una memoria autobiografica vivacissima: un piccolo capolavoro di scrittura popolare che a differenza di molti testi analoghi non ha avuto ancora quel pieno riconoscimento che deriva da un’edizione integrale.


Il fumetto storico di QT tratto dal diario di guerra di Augusto Gaddo (sotto).


Le pagine di Gaddo sono entrate peraltro in molte narrazioni della guerra: tra quelle che ricordo spiccano il memorabile spettacolo di Marco Baliani, "Come gocce di una fiumana"; il recente e non meno suggestivo "Ma invece il mio cuore" della Compagnia di Lizzana; i libri di Lucio Fabi, studioso in particolare del fronte del Carso, sul quale Gaddo combatteva dall’altra parte, o meglio cercava di scampare la morte rannicchiato in questa o in quella cavità del terreno. Perché il nostro soldato dell’imperatore si racconta come un antieroe. Vanta un’abilità incredibile nell’imboscarsi nel vivo della battaglia; la sua è una guerra parallela la cui regola sta nel non coincidere mai con quella degli scontri col nemico.

La sua morale è la stessa del protagonista del cinquecentesco Parlamento de Ruzante che iera vegnù de campo: "chi sa difendere la so vita, quel sea valent’omo". Proprio come il personaggio ruzantiano, alla guerra e ai suoi disastri non riesce davvero a sfuggire: sbattuto dalla Galizia al Carso, dal Carso alla Volinia, è già tanto se riesce a portare a casa la pelle. La diserzione la medita, ma non riesce concretamente a praticarla. Sopravissuto al tifo, viene accusato dal medico militare di essere un simulatore. "Quante maledizioni diedi, a quei tedeschi, dicevo destriga o Dio l’Austriaco regno, destriga Dio quel becco imperator, (…) destriga o Dio questo Guerno Tirano, si dai botte e dalle seche che non resta più niente".

Al suo capovolgimento derisorio del "Serbi Dio" penso ogni volta che vedo riproporre lo stereotipo del soldato trentino obbediente, fedele, rassegnato, umilmente eroico. Forse nemmeno i più lealisti tra quei soldati rientrano perfettamente in quell’immaginetta, buona tutt’al più come facsimile per i necrologi ufficiali. Eppure essa torna a circolare, a dispetto di ormai tre decenni di studi tesi a scavare nella complessità dell’esperienza dell’uomo in guerra, in particolare in quella guerra, alla luce degli scritti autobiografici e delle altre testimonianze dei protagonisti. giuseppe passerini fue mi padre

Il tipo antieroico alla Gaddo rappresenta solo una parte, non sappiamo quanto piccola. Uscendo dal microcosmo trentino tirolese, ma restando dentro il plurinazione universo della vecchia Austria, ci imbattiamo nella sua geniale incarnazione letteraria, il buon soldato Sc’veik del romanzo di Hašek. Ma poi, tra i nostri cinquantacinque o sessantamila che siano, chi può dire quanti fecero davvero la scelta estrema di disertare? Sono diventate quasi classiche le annotazioni fulminee del diario di Giuseppe Passerini: "15 giugno 1916 -ore 9- l’artiglieria russa riprende il fuoco ore 12 saluto Graf. ‘Io resterò’ dico ‘buona fortuna’ mi risponde. Ore 16.15 si ordina la ritirata - mi fermo in una trincea parallela cento m. più indietro di quella abbandonata. - Sparo. Ore 16.30 - stringo la mano al primo soldato russo, è un giovanetto siberiano. La partita con l’Austria è liquidata".

Come distinguere, tra le decine di migliaia di prigionieri, chi è stato preso e chi si è lasciato prendere, se non sulla base delle tracce autobiografiche? E la gioia di chi è levato dalla mischia mortale da ferite provvidenziali, quale storico potrà quantificarla?

La tiritera dei bravi soldati

Arresto a fatica il flusso delle citazioni che premono. Chi vuol entrare direttamente nel vivo di questa esperienza collettiva ha a disposizione una corposa saggistica, i dieci volumi della collana "Scritture di guerra" (edita dai musei storici di Trento e Rovereto) e ora un libro che sintetizza magistralmente trent’anni di ricerche, "I dimenticati della Grande Guerra" di Quinto Antonelli .

Qui rimane solo lo spazio per qualche domanda polemica. A ripetere la tiritera dei bravi soldati obbedienti (forse tantissimi, ma si tratta di leggere dentro l’apparente uniformità di quella obbedienza) è in primo luogo chi nutre una sensibilità che possiamo chiamare trentino-tirolese. Legame affettivo con l’antica appartenenza alla monarchia au., mitizzazione dei valori tradizionali della Heimat tirolese, visione organica e conservativa della comunità sono alcuni dei tratti di questa sensibilità, che si mescolano ad altri più aperti alla modernità (autonomismo democratico, europeismo). Il soggetto politico più rappresentativo di questi orientamenti è il PATT, ed è naturale che sul terreno della memoria della Grande Guerra esso sia impegnato nella direzione indicata. La polemica non è con quella sensibilità e con quel partito, ma con la lottizzazione delle forme pubbliche del ricordo. La lapide posta dalla città di Trento "a perenne memoria dei mille suoi figli soldati dell’imperialregio austroungarico caduti nel conflitto mondiale 1914-1918" è un’iniziativa doverosa, a riparazione ancora parziale della compressione del ricordo negli spazi della pietà religiosa e degli affetti privati che l’Italia redentrice ha esercitato con cieca unilateralità. Proprio per questo, non era preferibile una condivisione più plurale di un gesto che ambisce a validità perenne? Ho in mano l’opuscolo d’occasione, che porta le firme di tre esponenti del PATT, a vario titolo, e di nessun altro rappresentante democratico della città, nemmeno del sindaco. Perché? Non indebolisce questa scelta il senso di una memoria condivisa?

Sconcertante è poi la parte che correda sul piano storiografico l’iniziativa memoriale. Non mi riferisco all’intervento del direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino Ferrandi, che aggira ogni ostacolo affidandosi all’abstract del libro di Antonelli, ma a quello di Lorenzo Baratter, direttore del Centro di Documentazione di Luserna. Al quale voglio bene, e proprio per questo debbo chiedergli, non senza turbamento, che cosa intenda quando scrive che "i 60.000 trentini che combatterono per l’Austria Ungheria non furono ‘costretti’ a combattere". Se si scambia per adesione la risposta alla leva di massa obbligatoria si apre la strada a qualunque aberrazione, come quella di confrontare i numeri dei mobilitati in divisa au. con quelli dei volontari che vestirono quella italiana, traendone argomento per irridere i secondi. Ma sulle nefaste implicazioni dell’equiparazione tra obbedienza forzata e libera scelta sarà il caso di tornare in altra occasione

lunes, 6 de septiembre de 2010

il soldato dell impertore giuseppe passerini tirolo desiderata a passerini

josedanielpasserini@hotmail.comAnti-héroes y los héroes a la fuerza
Sarebbe grottesco sventolare vecchie bandiere. Sería grotesco ondeando banderas edad. La memoria dei soldati trentini dell'imperatore non si lascia intruppare. La memoria de los soldados del emperador no le permite intruppare Trentino.

--------------------------------------------------------------------------------
n° 1 5 - ottobre 2008 N º 1 5 - octubre 2008




Q Q
estotrentino pubblicò 25 anni fa, nel dicembre del 1983, "Il soldato dell'imperatore" , un fumetto disegnato splendidamente da Pierluigi Negriolli, su testi di Dogheria e Paris. estotrentino publicado hace 25 años, en diciembre de 1983, "El soldado del Emperador", un cómic bellamente dibujados por Pierluigi Negriolli sobre textos Dogheria y París. Protagonista, e autore primo del racconto, Augusto Gaddo di Sardagna, che della sua esperienza nella Grande Guerra aveva scritto una memoria autobiografica vivacissima: un piccolo capolavoro di scrittura popolare che a differenza di molti testi analoghi non ha avuto ancora quel pieno riconoscimento che deriva da un'edizione integrale. El protagonista y autor principal de la historia, Augusto Gaddo Sardagna, que su experiencia en la Primera Guerra Mundial había escrito una memoria autobiográfica animado: una obra maestra de la escritura popular de que a diferencia de muchos textos similares no ha tenido todavía el pleno reconocimiento que viene de Edición completa.


Il fumetto storico di QT tratto dal diario di guerra di Augusto Gaddo (sotto). La historia de dibujos animados de QT tomado del diario de guerra de Augusto Gaddo (abajo).


Le pagine di Gaddo sono entrate peraltro in molte narrazioni della guerra: tra quelle che ricordo spiccano il memorabile spettacolo di Marco Baliani, "Come gocce di una fiumana" ; il recente e non meno suggestivo "Ma invece il mio cuore" della Compagnia di Lizzana; i libri di Lucio Fabi, studioso in particolare del fronte del Carso, sul quale Gaddo combatteva dall'altra parte, o meglio cercava di scampare la morte rannicchiato in questa o in quella cavità del terreno. Páginas Gaddo también se introduce en muchas narraciones de la guerra entre los que están recordar el memorable espectáculo de Marco Baliani, "Como gotas de una inundación" de la reciente y sugerente igualmente "Pero en lugar de mi corazón" de la Sociedad de Lizzana , libros Lucio Fabi, un erudito en particular de la cara Carso, donde Gaddo luchando en otra parte, o más bien trató de escapar de la muerte o escondido en esta cavidad en el suelo. Perché il nostro soldato dell'imperatore si racconta come un antieroe. ¿Por qué nuestro emperador se cuenta como un antihéroe soldado. Vanta un'abilità incredibile nell'imboscarsi nel vivo della battaglia; la sua è una guerra parallela la cui regola sta nel non coincidere mai con quella degli scontri col nemico. Cuenta con una habilidad increíble en la emboscada en el corazón de la batalla, la suya es una guerra paralela cuya regla es nunca coincide con la de los enfrentamientos con el enemigo.

La sua morale è la stessa del protagonista del cinquecentesco Parlamento de Ruzante che iera vegnù de campo: "chi sa difendere la so vita, quel sea valent'omo". Proprio come il personaggio ruzantiano, alla guerra e ai suoi disastri non riesce davvero a sfuggire: sbattuto dalla Galizia al Carso, dal Carso alla Volinia, è già tanto se riesce a portare a casa la pelle. Su moral es el mismo que el protagonista del siglo que el Parlamento de Ruzante Iera vegnù de campo: "Dios sabe que defender la vida, que valent'omo mar. Ruzante igual que el protagonista, la guerra y sus desastres en realidad no puede escape: golpeó de Galicia en el Karst, Karst de la Volinia, ya está por lo que si se puede traer a casa la piel. La diserzione la medita, ma non riesce concretamente a praticarla. La deserción medita, pero en realidad no lo practican. Sopravissuto al tifo, viene accusato dal medico militare di essere un simulatore. "Quante maledizioni diedi, a quei tedeschi, dicevo destriga o Dio l'Austriaco regno, destriga Dio quel becco imperator, (…) destriga o Dio questo Guerno Tirano, si dai botte e dalle seche che non resta più niente". Sobrevivimos a la tifoidea, el médico está acusado de ser un simulador militar. "¿Cómo muchas maldiciones que he dado a los alemanes, dijo que el reino de Austria destriga o Dios, que Dios destriga imperator pico, (...) este Guerno Tirano destriga oh Dios, por barril y cig que no es nada. "

Al suo capovolgimento derisorio del "Serbi Dio" penso ogni volta che vedo riproporre lo stereotipo del soldato trentino obbediente, fedele, rassegnato, umilmente eroico. En su inversión de la burla "los serbios de Dios" Creo que cada vez que repita el estereotipo del soldado obediente Trento, fiel, resignada, con humildad heroica. Forse nemmeno i più lealisti tra quei soldati rientrano perfettamente in quell'immaginetta, buona tutt'al più come facsimile per i necrologi ufficiali. Tal vez incluso la mayoría de los leales soldados caen perfectamente entre quell'immaginetta, bueno a lo sumo como una muestra para necrológica oficial. Eppure essa torna a circolare, a dispetto di ormai tre decenni di studi tesi a scavare nella complessità dell'esperienza dell'uomo in guerra, in particolare in quella guerra, alla luce degli scritti autobiografici e delle altre testimonianze dei protagonisti. Sin embargo, también a moverse, a pesar de las últimas tres décadas de estudios destinados a la excavación en la complejidad del hombre en la guerra, en particular, en esa guerra, habida cuenta de los escritos autobiográficos y otros testimonios de los protagonistas.

Il tipo antieroico alla Gaddo rappresenta solo una parte, non sappiamo quanto piccola. Escriba el antihéroe Gaddo representa sólo una parte, no sabemos cómo es pequeño. Uscendo dal microcosmo trentino tirolese, ma restando dentro il plurinazione universo della vecchia Austria, ci imbattiamo nella sua geniale incarnazione letteraria, il buon soldato Sc'veik del romanzo di Hašek. Dejando el microcosmos Trentino Tirol plurinazione pero que permanezca en el universo de la vieja Austria, nos encontramos en su encarnación literaria brillante, buen soldado Svejk la novela Hašek. Ma poi, tra i nostri cinquantacinque o sessantamila che siano, chi può dire quanti fecero davvero la scelta estrema di disertare? Pero luego, entre nuestros cincuenta y cinco o sesenta mil, es decir, quién puede decir cómo extrema elección realmente a desertar? Sono diventate quasi classiche le annotazioni fulminee del diario di Giuseppe Passerini: "15 giugno 1916 -ore 9- l'artiglieria russa riprende il fuoco ore 12 saluto Graf. 'Io resterò' dico 'buona fortuna' mi risponde. Ore 16.15 si ordina la ritirata - mi fermo in una trincea parallela cento m. più indietro di quella abbandonata. - Sparo. Ore 16.30 - stringo la mano al primo soldato russo, è un giovanetto siberiano. La partita con l'Austria è liquidata". Se han convertido en clásicos de los registros de los relámpagos casi Giuseppe Passerini diario: "15 de junio 1916-9am - fuego de artillería de Rusia reanudó 12 horas saludo Graf. 'Me quedo' decir 'buena suerte', dice. 16,15 orden retirada - Me detengo en una zanja paralela a cien metros más atrás que abandonada. - shot. 16,30 - se dan la mano con el soldado ruso primero es un joven de Siberia. El juego fue otorgado a Austria.

Come distinguere, tra le decine di migliaia di prigionieri, chi è stato preso e chi si è lasciato prendere, se non sulla base delle tracce autobiografiche? ¿Cómo distinguir entre las decenas de miles de presos que han sido adoptadas y que se deja de tomar, si no sobre la base de pistas autobiográficas? E la gioia di chi è levato dalla mischia mortale da ferite provvidenziali, quale storico potrà quantificarla? Y la alegría de quienes han planteado la refriega providencial heridas mortales, que se puede cuantificar histórico?

La tiritera dei bravi soldati El galimatías de los valientes soldados

Arresto a fatica il flusso delle citazioni che premono. Detener el flujo de prensado en citas duro. Chi vuol entrare direttamente nel vivo di questa esperienza collettiva ha a disposizione una corposa saggistica, i dieci volumi della collana "Scritture di guerra" (edita dai musei storici di Trento e Rovereto) e ora un libro che sintetizza magistralmente trent'anni di ricerche, "I dimenticati della Grande Guerra" di Quinto Antonelli . ¿Quién quiere ir directamente al meollo de esta experiencia colectiva ha proporcionado una amplia ensayos, diez volúmenes de la serie "Guerra de escritura" (publicado por el museo histórico de Trento y Rovereto) y ahora un libro que sintetiza brillantemente décadas de investigación, "La guerra mundial olvidada" Quinto Antonelli.

Qui rimane solo lo spazio per qualche domanda polemica. Sólo hay espacio para una cierta controversia preguntas. A ripetere la tiritera dei bravi soldati obbedienti (forse tantissimi, ma si tratta di leggere dentro l'apparente uniformità di quella obbedienza) è in primo luogo chi nutre una sensibilità che possiamo chiamare trentino-tirolese. Legame affettivo con l'antica appartenenza alla monarchia au., mitizzazione dei valori tradizionali della Heimat tirolese, visione organica e conservativa della comunità sono alcuni dei tratti di questa sensibilità, che si mescolano ad altri più aperti alla modernità (autonomismo democratico, europeismo). Para repetir el galimatías de obedientes soldados valientes (tal vez mucho, pero se lee en la aparente uniformidad de la obediencia) es sobre todo la sensación de que la crianza que llamamos el Tirol Trentino. Lazos emocionales con la pertenencia anterior a la monarquía au., el mito de los valores tradicionales del Tirol y conservador de la comunidad orgánica Heimat son algunas de las características de esta sensibilidad, que se mezclan con otros más abiertos a la moderna (autogobierno democrático, Europa). Il soggetto politico più rappresentativo di questi orientamenti è il PATT, ed è naturale che sul terreno della memoria della Grande Guerra esso sia impegnato nella direzione indicata. La entidad política más representativa de estas directrices es el pacto, y es natural que la memoria de campo de la Gran Guerra que se dedica a la dirección indicada. La polemica non è con quella sensibilità e con quel partito, ma con la lottizzazione delle forme pubbliche del ricordo. La lapide posta dalla città di Trento "a perenne memoria dei mille suoi figli soldati dell'imperialregio austroungarico caduti nel conflitto mondiale 1914-1918" è un'iniziativa doverosa, a riparazione ancora parziale della compressione del ricordo negli spazi della pietà religiosa e degli affetti privati che l'Italia redentrice ha esercitato con cieca unilateralità. La controversia no es con ese sentimiento y esa parte, pero con la entrega de las formas públicas de la memoria. La placa de la ciudad de Trento en la memoria eterna de los mil hijos dell'imperialregio soldados austro-húngaros murieron en la Primera Guerra Mundial 1914-1918 " iniciativa tiene el deber de reparar siendo parte de la compresión de los espacios de la memoria de la piedad privada y el afecto que Italia ha tenido redentora con persiana caras. Proprio per questo, non era preferibile una condivisione più plurale di un gesto che ambisce a validità perenne? Precisamente por esta razón, era preferible a compartir una forma más plural de un gesto que aspira a la validez permanente? " Ho in mano l'opuscolo d'occasione, che porta le firme di tre esponenti del PATT, a vario titolo, e di nessun altro rappresentante democratico della città, nemmeno del sindaco. Tengo en mis manos el folleto de mano, que lleva las firmas de tres miembros de la Alianza, por diversas razones, y cualquier otro líder democrático de la ciudad, incluso el alcalde. Perché? ¿Por qué? Non indebolisce questa scelta il senso di una memoria condivisa? Esta elección no debilita el sentido de una memoria compartida?

Sconcertante è poi la parte che correda sul piano storiografico l'iniziativa memoriale. Desconcertante es también la parte en el plano adjunto memorial iniciativa historiográfica. Non mi riferisco all'intervento del direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino Ferrandi, che aggira ogni ostacolo affidandosi all' abstract del libro di Antonelli, ma a quello di Lorenzo Baratter, direttore del Centro di Documentazione di Luserna. No me refiero a la intervención del Director de la Fundación Museo Histórico de Trentino Ferrandi, confiando en que no pasa todos los obstáculos para "el libro de resúmenes Antonelli, sino a la Barataria Lawrence, director del Centro de Documentación de Luserna. Al quale voglio bene, e proprio per questo debbo chiedergli, non senza turbamento, che cosa intenda quando scrive che "i 60.000 trentini che combatterono per l'Austria Ungheria non furono 'costretti' a combattere". Se si scambia per adesione la risposta alla leva di massa obbligatoria si apre la strada a qualunque aberrazione, come quella di confrontare i numeri dei mobilitati in divisa au. con quelli dei volontari che vestirono quella italiana, traendone argomento per irridere i secondi. Que me encanta, y para ello tengo que preguntar, no sin ansiedad, lo que quiere decir cuando escribe que "los 60.000 que lucharon Trentino de Austria-Hungría fueron" forzados "a luchar". Si la respuesta a cambio de la adhesión a la masa militar obligatorio se abre la puerta a cualquier aberración de comparar el número de uniformados au movilizados. con los de voluntarios que se vestía el, dibujo simulacro argumento italiano para el segundo. Ma sulle nefaste implicazioni dell'equiparazione tra obbedienza forzata e libera scelta sarà il caso di tornare in altra occasione. Pero las consecuencias nefastas de la equivalencia entre la obediencia y la libertad de elección se verá obligado a devolver la causa en otra ocasión.
Articoli precedenti: Artículos anteriores:


“Vado a morir per la mia patria bella” "Voy a morir por mi país mejor"
(n° 20 del 25.11.06) (N º 20 de 25/11/2006)

La scelta della patria La elección del país
( n° 13 del 1.7.2006 ) (N º 13 de 1.7.2006)

“Austriaci d'Italia” o “Italiani d'Austria”? "Austríacos en Italia" o "Los italianos de Austria?
( n°10 del 20.5.2006 ) (N º 10, 20/5/2006)

Disertori e monumenti Los desertores y monumentos
(n° 20 del 27.11.04) (N º 20 de 27/11/2004)

e successivi: y más tarde:

C aro R asera , l'Austria era la patria ... C aro R Asher, Austria fue la patria ...
(n° (Núm. 16 - novembre 08) 16 - noviembre 2008)



Archivio QT QT Archivo
vedi articoli sui seguenti argomenti: Véanse los artículos sobre estos temas:


Storia Historia
Grande Guerra Gran Guerra

1914 - 1918 " I SOLDATI DIMENTICATI DELL'IMPERATORE " - " DIE VERGESSENEN SOLDATEN DES

You need Adobe Flash MI PADRE GIUSEPPE PASSERINI FUE SOLDATO DEL IMPERATORE
Player to watch this video. href="http://get.adobe.com/flashplayer/">Download it from Adobe.


Upgrade to Flash Player 10 for improved playback performance. Upgrade Now or More Info. close
8,342views
8,342views

Harghatrus February 26, 2009
AUSTRIACI DI LINGUA ITALIANA NEI REGGIMENTI DEI KAISERJAEGER ( CACCIATORI DEL...
Harghatrus February 26, 2009
AUSTRIACI DI LINGUA ITALIANA NEI REGGIMENTI DEI KAISERJAEGER ( CACCIATORI DELL'IMPERATORE ), E STANDSCHUETZEN ( BERSAGLIERI ), AL MASSACRO SUL FRONTE ORIENTALE. - OESTERREICHER , ITALIENISCHER MUTTERSPRACHE , IM REGIMENT DER KAISERJAEGER UND DER STANDSCHUETZEN , AM MASSAKER AN DER OSTFRONT.
Category:
News & Politics
Tags:
1914
1918
Loading...
Like

Save to Share

Short URL Email Facebook Twitter MySpace orkut hi5 Blogger Live Spaces Bebo Buzz StumbleUpon
Loading...
Sign In or Sign Up now!
Respond to this video...


Sign In or Sign Up now to post a comment!

jueves, 26 de agosto de 2010

passerini giacomo festichola tagliatietra brentonico

passerini giacomo festichola del tagliapietra brentonico castione Il “senior” (il più anziano, il più vecchio) dei tagliapietra/scalpellino (che lavora il marmo) di Zurigo festeggia giovedì 5 luglio il suo 85° compleanno. L’interra sezione gli porge in questa occasione i più cordiali auguri.Il collega Passerini Giacomo, tagliapietra,ùnacque nel comune di [Brentonico] (non si legge la parola, ma dovrebbe essere Brentonico), allora facente parte del Tirolo meridionale. Le sue migrazioni lo portarono a Trieste, ma anche a Vienna, ma dal 1894 il nostro Giacomo vive a Zurigo, e dal 1895 ha fatto parte ininterrottamente dell’associazione (dei tagliapietra). Per oltre trent’anni il collega Passerini ha contribuito a far crescere il profitto sempre della stessa ditta per poter ora nei giorni della vecchiaia, senza nessun altro aiuto che una comoda casa messa a disposizione dei familiari riconoscenti, trascorrere i suoi giorni tranquilli. Sempre il nostro “diritto” (onesto, di parola) collega è stato ai vertici; per lunghi anni primo lavorante, cassiere sulle piazze, mancò poche volte ai raduni. Silenzioso ma fadele era il suo operato (il suo lavoro) per la nostra associazione.La sezione dei tagliapietra non ha rinunciato in questa occasione a organizzare una festicciola di compleanno insieme alla festa dei veterani, e cioè per tutti coloro che sono membri dell’associazione da almeno 20 anni. La festa ha luogo sabato prossimo, 7 luglio, alle ore 7 precise al “Sihlhof” (nome del ristorante). Lo spazio non ci permette purtroppo di invitare altri colleghi dell’associazione, perché noi aspettiamo a questa festa non solo i nostri verterani con le mogli ma anche gli altri membri della sezione con le mogli. E’ gia stato preparato un comodo e adeguato programma.Mentre noi ancora una volta porgiamo i più sinceri auguri al festeggiato, diciamo che particolarmente sono “benvenuti di cuore” tutti i veterani, sperando di poter salutare anche molto numerosi gli altri colleghi con consorti.